Seggiolini antiabbandono obbligatori dal 6 marzo, ecco come sceglierli

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Entrerà in vigore il 6 marzo 2020 l’obbligo di usare seggiolini auto con dispositivo antiabbandono per bambini fino a quattro anni. Ora la data è certa, perché è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del ministero delle Infrastrutture che fissa le caratteristiche tecniche dei dispositivi. Ci sono quindi quattro mesi per mettersi in regola. E conviene aspettare: non è detto che tutti i prodotti in vendita oggi siano a norma.

 

Le date


Contrariamente a quanto si è letto quando il decreto è stato firmato dal ministro Paola De Micheli, l’obbligo non entra in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta. Il termine di 15 giorni, cioè il 7 novembre, si riferisce all’entrata in vigore del decreto stesso e serve per far partire il conteggio dei 120 giorni previsti dalla legge 117/2018 dopo i quali scatta l’obbligo di utilizzare i dispositivi.
Contando 120 giorni dal 7 novembre, si arriva al 6 marzo 2020.
La differenza fra entrata in vigore del decreto e decorrenza dell’obbligo è giustificata dal fatto che i produttori, conosciute ufficialmente con la pubblicazione del decreto stesso le caratteristiche tecniche che i dispositivi devono avere, si organizzino di conseguenza e documentino la conformità dei loro prodotti ad esse (i documenti tecnici vanno esibiti all’«autorità di vigilanza del mercato», se richiesti).
Le caratteristiche
Infatti, non è un caso se la legge ha previsto questo “ritardo”: bisogna dare il tempo alle aziende per produrre dispositivi conformi al Dm appena emanato e alle famiglie per acquistarli.

 

Il Dm prevede che un dispositivo deve:

- attivarsi automaticamente ogni volta che il bambino viene messo sul seggiolino;

- dare un segnale di conferma dell’avvenuta attivazione;

- avere un allarme che preveda segnali visivi e acustici oppure visivi e aptici (cioè sostanzialmente vibrazioni o sensazioni analoghe, che si sentano al tatto) percepibili all’interno o all’esterno del veicolo;

- essere conforme alle norme Ue sulla sicurezza dei prodotti e avere la marcatura CE;

- funzionare grazie a un sistema elettronico e sensori;

- essere compatibile con gli attacchi delle cinture e del seggiolino e con eventuali altre parti del veicolo, senza alterarne le caratteristiche di omologazione;

- avere un segnale di batteria scarica, se alimentato a batteria;

- inviare automaticamente messaggi o chiamate ad almeno tre diversi numeri di telefono, se sono dotati dell’opzione di chiamata (che è facoltativa, ma se c’è deve poter cercare di raggiungere almeno tre numeri).

 

Il mercato


Non occorre un’omologazione specifica da parte di un’autorità di controllo: la responsabilità di verificare la conformità a queste caratteristiche è dell’azienda che immette i dispositivi sul mercato.
È anche per questo che alcuni produttori sono ancora impegnati nelle verifiche. È il caso della Cybex, che peraltro ha anticipato che non venderà dispositivi universali da applicare su seggiolini già acquistati dai clienti. Nel frattempo, dall’anno scorso ha in vendita due nuovi modelli di seggiolino con antiabbandono integrato (prezzi: 310 euro per quello “normale” e 400 per quello utilizzabile sia dalla nascita e fino ai quattro anni). Anche la Chicco ha già in produzione un seggiolino con antiabbandono integrato.
Ultimi controlli anche per la start-up Filo, che produce un cuscino antiabbandono le cui consegne iniziano in novembre. Sarà ordinabile sul sito aziendale e su Amazon e costerà 60 euro.
Ci sono comunque prodotti già in commercio da mesi, a prezzi ufficiali che vanno da 50 e 80 euro: Remmy, Steelmate Bsa-1, Bebé Confort e-Safety cushion e Tippy Smart Pad. Li ha testati Altroconsumo, trovandoli perlopiù facili da usare, ma con qualche problema: alcuni nell’installazione della app, altri nell’alimentazione elettrica della batteria in viaggio.
Nel caso dei cuscini, poi, bisogna verificare che non scivolino via.
 

L’efficacia

 

Ma il difetto più grave sta nello smartphone. Che può essere anche:

- spento;

- con il bluetooth (cui un dispositivo può essere connesso) disattivato;

- con traffico dati esaurito, per cui l’eventuale app di allarme non può funzionare.

 

Dunque, mai fidarsi ciecamente della tecnologia: non si può delegarle tutto. Un limite non da poco, se si considera che parliamo di un dispositivo destinato ad aiutare le persone nei momenti in cui sono distratte o comunque non prefettamente presenti a se stesse.

Per questo è prevedibile che i produttori sviluppino sistemi sempre più sofisticati. Per esempio, il Filo ha funzioni per rilevare se lo smartphone è stato lasciato a casa e richiamare in automatico chi resta lontano dall’auto per troppo tempo col bambino ancora a bordo, passando a chiamare gli altri contatti di emergenza se l’interessato non risponde.
In ogni caso, è chiaro che ci possono sempre essere situazioni in cui nessuno smartphone può essere risolutivo. Perciò diventa importante l’allarme sul seggiolino. È necessario che ognuno verifichi se almeno in condizioni normali percepisce bene il tipo di allarme previsto da ogni singolo dispositivo (le percezioni sono in larga parte soggettive).

 

(fonte ilsole24ore.com)